lunedì 2 gennaio 2012

ASSAGGI...

                          
                                                                  VERITA’ MINORI
…Il percorso lungo il Canal Grande fu interminabile, temevo di essere scoperta in quel ruolo di improbabile spia. In quel caso avrei perso la faccia e tutta la stima di Alessandra. Finalmente li vidi armeggiare attorno al carretto e prepararsi a scendere: mi resi conto che eravamo giunti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia. Mille congetture mi invasero la mente, tutte ugualmente terribili: dal tentativo di fuga con quel vagabondo, al contrabbando di chissà quali merci (...) Vidi i ragazzi aprire i diversi contenitori sul carretto e prepararsi a distribuire il cibo e le bevande che contenevano. Ad uno ad uno si avvicinarono alcuni uomini e donne, mal vestiti e trasandati, per ricevere un piatto di minestra o un bicchiere di the caldo. Le ragazze, compresa mia figlia, si appartarono con alcuni di loro per chiacchierare e sentire i problemi di tutti, anche di chi si esprimeva in lingue incomprensibili, o non aveva affatto voglia di parlare. Sembrava che quegli esseri umani ai quali la vita aveva riservato ben poco, avessero bisogno più di essere ascoltati, senza pregiudizi e condanne, che di riempire la loro pancia.  Alessandra cercava di restituire dignità a quei volti, superando il disagio di frugare dentro sguardi  rassegnati, ignorando quegli odori forti che giungevano fino alle mie narici. L’odore di giorni e notti trascorsi a vagare nella solitudine. Mani sudicie e dalle unghie nere, cercavano quelle piccole e delicate di Alessandra, le stringevano forte. Mani avide arraffavano gli indumenti e le coperte dai sacchi, per poter resistere alla rigidità della notte che aspettava dietro l’angolo, sulle panchine o sui gradini della Stazione. Allora sentii la vergogna salire a stringermi la gola, mi appoggiai alla colonna con gli occhi chiusi che si riempivano di lacrime…
(segnalato al Concorso Letterario AIDA 2010 con secondo miglior punteggio)

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