mercoledì 4 gennaio 2012

ASSAGGI...

                                                              NESSUNO A RESPIRARMI
Mi infilo tra le persone ammassate sul pontile di San Zaccaria e, sgomitando, trovo posto nel vaporetto. Fa già molto caldo per essere maggio, i finestrini sono abbassati, ma si avvertono lo stesso gli odori dei corpi. Sul sedile sono sola, a parte un quaderno verde che qualcuno deve aver dimenticato. Per alcuni minuti mi disinteresso all’oggetto, poi i miei occhi vi si posano nuovamente sopra: ha qualcosa di familiare. Provo l’irresistibile impulso di allungare la mano e accarezzo la copertina verde, ma ritiro le dita, come se scottasse. Mi vergogno di aver desiderato di aprirlo e leggerlo. Non mi appartiene. Intanto siamo arrivati alla Madonna della Salute. Turisti che scendono, altri che salgono. Non abbandono il mio posto, ma strisciando sul sedile mi avvicino al quaderno verde. E’ un libricino dalla copertina rigida. Sembra invitarmi a sfogliarlo, ho l’impressione che le pagine si muovano da sole. .
Finalista al  “9° Concorso Letterario Nazionale D come Donna”)                                                                               
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martedì 3 gennaio 2012

Il commento di un' ottima scrittrice dopo la lettura del romanzo "Il segreto dei tre campanili"

Ciao Roberta,
ho appena finito di leggere il tuo libro... e non resisto dallo scriverti... l'ho divorato, iniziato e finito nel giro di qualche ora... davvero tanti complimenti, è intrigante, sottile, ambientato in una cornice suggestiva e descritta da chi, si sente, Venezia la vive e la ama come solo un veneziano può farlo... Scrivi molto bene, anche se non sono nessuno per esprimere giudizi, con una scrittura che definirei "gentile"... Brava, bravissima, mi è piaciuto davvero tanto! Ti abbraccio, Jenny

ASSAGGI...

                                               FOOTING CON LE AMICHE
…Per qualche minuto posso godere di un meraviglioso silenzio, rotto solo dallo scalpiccio delle nostre scarpe sui masegni veneziani. Non è solo assenza di suoni e parole, è una pericolosa implosione di forze che cercano di invertire la direzione, è un turbinio di attese minacciose. Temo quello che sta per accadere e un brivido mi attraversa la schiena: ho l’impressione che un colpo di vento abbia scoperchiato il vaso di Pandora in cui tutte noi abbiamo infilato, a forza, il nostro vissuto…
                                      ( Finalista al “Concorso speciale donna 2011” )

                                            

ASSAGGI


                                                          EMERSIONE
…Continuò ad osservare i bambini che giocavano e, come tante saette verdi, passavano veloci, si attorcigliavano, si slegavano, scomparivano dall’altra parte del campo. Il continuo e martellante palleggiare scuoteva le pareti del Palazzetto e penetrava nella sua mente, un rimbombo che lentamente si trasformò...divenne il ritmo cadenzato  di un treno  sulle rotaie.  Marta fece un passo indietro nel tempo, si ritrovò seduta nello scompartimento di un treno. Aveva sentito molto freddo mentre correva alla stazione: sembrava che in cima al Ponte degli Scalzi tirasse aria di bufera. Uno sguardo distratto alla marea di turisti che le veniva incontro, valigie che sbattevano sui gradini, voci, indumenti colorati, occhi spalancati sullo splendido scenario che si apriva ai lati del ponte. Il Canal Grande si snodava a destra e a sinistra, gli antichi e gloriosi palazzi contrastavano sullo sfondo azzurro di quella gelida mattina di dicembre, qualche anno prima. La stazione ferroviaria era sempre lì, immobile, con la sua bocca spalancata ad inghiottire e risputare viaggiatori, mentre uno squallido orologio ricordava, fin da quando era bambina,  che era già tardi e il suo treno stava per partire...           (Finalista al “Concorso speciale donna 2009” )

lunedì 2 gennaio 2012

ASSAGGI...

                          
                                                                  VERITA’ MINORI
…Il percorso lungo il Canal Grande fu interminabile, temevo di essere scoperta in quel ruolo di improbabile spia. In quel caso avrei perso la faccia e tutta la stima di Alessandra. Finalmente li vidi armeggiare attorno al carretto e prepararsi a scendere: mi resi conto che eravamo giunti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia. Mille congetture mi invasero la mente, tutte ugualmente terribili: dal tentativo di fuga con quel vagabondo, al contrabbando di chissà quali merci (...) Vidi i ragazzi aprire i diversi contenitori sul carretto e prepararsi a distribuire il cibo e le bevande che contenevano. Ad uno ad uno si avvicinarono alcuni uomini e donne, mal vestiti e trasandati, per ricevere un piatto di minestra o un bicchiere di the caldo. Le ragazze, compresa mia figlia, si appartarono con alcuni di loro per chiacchierare e sentire i problemi di tutti, anche di chi si esprimeva in lingue incomprensibili, o non aveva affatto voglia di parlare. Sembrava che quegli esseri umani ai quali la vita aveva riservato ben poco, avessero bisogno più di essere ascoltati, senza pregiudizi e condanne, che di riempire la loro pancia.  Alessandra cercava di restituire dignità a quei volti, superando il disagio di frugare dentro sguardi  rassegnati, ignorando quegli odori forti che giungevano fino alle mie narici. L’odore di giorni e notti trascorsi a vagare nella solitudine. Mani sudicie e dalle unghie nere, cercavano quelle piccole e delicate di Alessandra, le stringevano forte. Mani avide arraffavano gli indumenti e le coperte dai sacchi, per poter resistere alla rigidità della notte che aspettava dietro l’angolo, sulle panchine o sui gradini della Stazione. Allora sentii la vergogna salire a stringermi la gola, mi appoggiai alla colonna con gli occhi chiusi che si riempivano di lacrime…
(segnalato al Concorso Letterario AIDA 2010 con secondo miglior punteggio)

ASSAGGI...

                                                            Destinazione soffitta
Detesto le domeniche pomeriggio trascorse a riordinare la casa. Soprattutto quando i miei figli anziché aiutarmi, contribuiscono a confondermi le idee. Sto cercando di preparare uno scatolone di oggetti da riporre in soffitta, ma quei due continuano a curiosare e a toccare tutto. Dal fondo di  un cassetto è riapparsa una vecchia foto, infilata in una fessura cesellata dal trascorrere dei giorni. La sfilo con attenzione per non sciuparla e subito un volto rugoso mi sorride da quel rettangolo sgualcito.  “E’ la nonna?” chiede Giorgia scrutando l’immagine per cogliere qualche somiglianza.     “No tesoro, è la tua bisnonna, è morta molti anni fa e tu non hai potuto conoscerla.”   Sospiro: di lei mi rimane il delicato ciabattare da una stanza all’altra della casa, il suo apparire all’improvviso come un fantasma, con quell’espressione irriverente negli occhi verdi. Sento ancora la sua voce tranquilla raccontare e rievocare tempi lontani, luoghi che non esistono più, persone partite per sempre, ma scolpite in modo indelebile nei cuori di chi resta…                                           (selezionato al Concorso Nazionale  Letterario "Elca Ruzzier")